MEMORIA E VISIONE – Enzo Santese – 1997

Legato alla formulazione di un paesaggio teso tra esito di memoria e risultato di visione, PERINI è andato affinando con buona propensione la sua cifra operativa più cospicua al rapporto tra segno e colore. Nel variare delle stagioni creative l’artista ha impegnato la corposità del pigmento a dar corpo all’idea, espressa dentro una logica di luminosità sempre diversa. Anche quando è esplicita, la pittura di SERGIO PERINI mai si limita a rappresentare, ma aggiunge quel tocco evocativo capace di far rivivere il dato di natura nel personale repertorio d’umori e sensazioni. Spoglia d’enfasi retorica e ricca di vibrazioni plastiche, la tela ricerca e prospetta, soprattutto, equivalenze emotive. La grafica, sfrondata fino ad essere ridotta all’essenziale, si adegua al colore modulato, ma sempre concentrato nella gamma fino affiorare, talora, la parvenza monocromatica. Il paesaggio distende le proprie articolazioni significanti nella vastità di un a campagna che, all’orizzonte, fonde le tonalità della vegetazione con i bagliori del sole al tramonto, oppure la corona di colline e montagne segnate dal loro innevamento in un candore che è sfondo e cielo in una sintesi di gran suggestione. Nelle recenti opere PERINI ha recuperato il valore dominante del segno, ricondotto ad una logica figurale dentro un alveo che pulsa di sfumature sollecite a catturare lo sguardo oltre la frontalità del primo piano.

ENZO SANTESE, 1997

A Sergio Perini e alla sua temperie veneziana.