Galleria don Luigi Sturzo a Mestre “Senza cielo”

copertinaIn previsione della mia nuova mostra riprendo quanto scritto dall’amico Gasparotto:

Paesaggi friulani, da Piancavallo ai magredi alluvionali, qualificano la pittura di Sergio Perini.

Un progressivo arricchirsi dell’atmosfera folocristica. Superfici animate sino al nucleo centrale dello sviluppo. Una nuova interpretazione di profondità ambientale, che ne coglie in sintesi tutti gli elementi costitutivi.

I colori vivi e luminosi portano alla concezione del veduto come un continuum spazio-temporale una dimensione determinata dalla relazione paesaggio-apparizione pittorica.

Arrivo a dire che Perini in modo dialettico, porta a particolare conclusione la fusione impressionista dell’immagine tramite cadenze neo-espressionistiche, che con un fuoco centrale (gialli, bianchi, rossi), riveduto nel suo manifestarsi, nella sua espansione, nella forza creativa, della proiezione progettuale sostenuta dai riflessi e dalle riflessioni.

Il supporto in orrizontale, in verticale a grandi campiture circolare e losanga a tamburo del quadro con se stesso, in una inedita funzione mimetica, grazie alla luce che stilla le più segrete essenze cromatiche, traendone colori suggestivi, magici, riapersi sulle cose che li hanno generati.

C’è la tentazione dell’informalità, ma la matassa cromatica, nelle consonanze iconiche, si coniuga con l’ambiente e con l’insieme delle sensazioni visive, complice il filtro della memoria.

La trasparenza si sviluppa per significare la conformazione geologica ottenendo il ritratto della natura.

Il dettaglio rilevatore è l’immagine aperta che richiude in s’è l’ambiente nella sospensione tra la luce e l’istante luminoso”

Giulio Gasparotti